
Il decesso di Papa Francesco, avvenuto il giorno dopo Pasqua, ha segnato la fine di un'epoca e di un pontificato che ha rappresentato uno spartiacque rispetto a quello precedente di Benedetto XVI.
Francesco ha saputo toccare profondamente tutti, credenti e non, con la sua umiltà e semplicità, avvicinando la figura del Papa a quella di un uomo comune piuttosto che a quella di un teologo.Prima di lui, soltanto Giovanni Paolo II era riuscito in questa impresa, anche grazie al suo lungo pontificato durato ventisette anni.
Il giro in Papamobile compiuto da Papa Francesco durante il giorno di Pasqua, tra la folla di piazza San Pietro, sembra oggi il suo ultimo dono: un saluto pieno di gratitudine rivolto a coloro nei cui cuori era entrato fin da quel lontano 13 marzo 2013, giorno della sua elezione. Un addio silenzioso prima di lasciare la Chiesa e il mondo intero nell'attesa di un nuovo cammino e di un nuovo Pastore.
In questi giorni di lutto e riflessione, anche io, come molti altri, ho sentito il bisogno di fermarmi e di guardare un film che avevo già in lista e che, nelle ultime ore, è diventato incredibilmente attuale: Conclave, diretto da Edward Berger. Proprio da questo film prendo spunto oggi per condividere alcune riflessioni sul Conclave reale che si terrà il 7 maggio prossimo. Un evento carico di attesa e mistero, che ci invita a esplorare le dinamiche più intime della Chiesa in uno dei suoi momenti più delicati: l'elezione di un nuovo Pontefice.
Senza fare spoiler per chi non l'avesse ancora visto, Conclave sprona a riflettere sulle vere sfide, sulle alleanze e sui conflitti che si giocano dietro le porte chiuse della Cappella Sistina, quando il destino del Pontefice è nelle mani di un gruppo di uomini, divisi tra la fede e le ambizioni personali, tra le luci e le ombre che albergano in ognuno di noi.
Nella realtà, però, il Conclave è molto più di una semplice cerimonia: è un momento di decisione che risuona nell’anima di ogni credente e di ogni persona che guarda, da lontano, il futuro della Chiesa. E' una tradizione antichissima che desta sempre suggestione e meraviglia specialmente a causa dell'alone di mistero e segretezza che lo avvolge e successivamente anche per le rigide procedure di controllo e di cerimoniale che lo disciplinano.
Il film, tratto dal romanzo di Robert Harris, ci accompagna proprio dentro questo scenario unico, dove potere, ambizioni e segreti si intrecciano in un gioco di verità nascoste ed equilibri precari e nel quale la fede lascia il posto alla politica pura e alle alleanze strategiche.
Tuttavia quanta realtà c'è nella finzione cinematografica?
Recensione (senza spoiler!) di "Conclave"
Il film si apre in un clima di lutto e incertezza: il Papa, infatti, è appena deceduto e i cardinali si preparano a entrare in Conclave per eleggere il suo successore. Protagonista della vicenda è il cardinale Lawrence - magistralmente interpretato da Ralph Fiennes - Decano del collegio cardinalizio e, per tale motivo, chiamato a gestire l'organizzazione del Conclave nonché a confrontarsi con sospetti e tensioni crescenti.
Vi sono poi altri cardinali - che, per non dilungarmi troppo, evito di elencare - a ricoprire il ruolo di personaggi principali e infine un ultimo misterioso "cardinale segreto" il cui arrivo cambia tutti gli equilibri: questa figura è centrale sia nel libro sia nella pellicola.
Il regista E. Berger ha scelto per il suo film un tono misurato, lento in modo da riflettere la solennità dell'evento ma anche ricco di suspense per sottolineare la difficoltà di quanto sta per avvenire: l'elezione del nuovo Pontefice.
Gli spazi chiusi, i corridoi ombrosi, i sussurri tra i cardinali sono tutti elementi che concorrono a creare un'atmosfera carica di tensione morale e spirituale. Non ci sono azioni frenetiche perché tutto segue in modo preciso i rigidi protocolli vaticani ma Conclave è - e resta - un thriller politico, dove il vero conflitto si gioca tra coscienza, ambizioni personali, intese e accordi segreti che avvengono tra i corridoi e le mura del più piccolo Stato del mondo.
La fotografia è sobria ed elegante mentre i costumi - in bianco e rosso - restituiscono l'autenticità del contesto ponendosi in contrapposizione con i colori scuri e le ombre che caratterizzano le stanze del defunto Papa, quasi a sottolineare la dualità della vita e della morte. Il cast nel suo insieme funziona bene e grazie ad interpretazioni misurate il regista riesce a mantenere il focus sui personaggi e sulle loro motivazioni più profonde.
Uno dei grandi meriti del film, inoltre, è quello di mantenere alta la tensione senza bisogno di effetti speciali o colpi di scena a sorpresa. La forza infatti sta tutta nei silenzi, negli sguardi, nelle piccole incrinature di un sistema che si vorrebbe a tutti i costi perfetto ma che resta, inevitabilmente, umano e come tale soggetto a macchie e increspature.
Conflitti silenziosi: la realtà dietro la finzione
Una delle domande che Conclave solleva riguarda proprio l'autenticità delle dinamiche rappresentate nel film e cioè se i conflitti umani, le ambizioni, i dubbi e le paure mostrate sullo schermo riflettono davvero ciò che potrebbe accadere a maggio prossimo.
La risposta a questa domanda non può che essere complessa.
Da un lato, infatti, la narrazione cinematografica amplifica tensioni e contrasti per esigenze di copione; dall’altro, è però innegabile che, come accade nel film, anche il Conclave reale, pur essendo un evento profondamente spirituale, è comunque costituito da uomini che, come tali, possiedono le loro fragilità, le loro ambizioni e contraddizioni personali. Dietro le mura solenni della Cappella Sistina, nel rigore del silenzio e della preghiera, convivono infatti molteplici personalità e visioni differenti della Chiesa unitamente a velati propositi personali.
Dunque sì, per rispondere alla domanda iniziale, i conflitti mostrati nel film sono sicuramente credibili nella loro essenza — lotta interiore tra ambizione e fede, paura del giudizio, ricerca del potere o sincero spirito di servizio — anche se, nella realtà, tali tensioni si esprimeranno sicuramente con molta più discrezione, com'è giusto che sia.
Alle soglie di un nuovo Conclave
Mentre si guarda il film non si può, quindi, evitare di pensare al momento che stiamo per vivere immaginando che probabilmente saranno, in tutto o in parte, messe in campo dai cardinali le stesse strategie politiche che si vedono nel film.
Ed ecco che, mentre ci accingiamo ad assistere a un nuovo vero Conclave, la trasposizione cinematografica assume un significato ancora più profondo: non più solo un racconto immaginato, ma uno specchio di ciò che sta per accadere davanti ai nostri occhi. Nel silenzio carico di attesa, tra mura antiche e votazioni segrete, si consumerà, infatti, ancora una volta quel rito antico in cui tutti i cardinali dovranno confrontarsi alla ricerca del consenso per eleggere un nuovo Pastore per i numerosi fedeli e un nuovo Capo di Stato per il Vaticano.
Eppure forse è proprio questo il messaggio finale che ci vuole lasciare E. Berger con il suo film: la consapevolezza che ogni morte, ogni transizione, ogni nuova scelta non appartiene soltanto ai libri di storia ma coinvolge direttamente la nostra curiosità di conoscere cosa accade dietro le quinte di un evento così misterioso, parlando a noi e alla nostra speranza che, oltre il peso del potere, le ambizioni personali e le alleanze politiche, oltre le ombre che noi tutti ci portiamo dietro, ci sia ancora - e sempre - spazio per la luce.
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