
Per chi mastica un po' di gossip nostrano una delle notizie più succulenti degli ultimi giorni riguarda la gravidanza dell'Influencer Giulia De Lellis che ha annunciato di aspettare una bimba dal compagno, il rapper Tony Effe. Notizia che era stata anticipata con uno scoop dal settimanale "Chi" con tanto di foto del pancino.
Fin qui nulla di strano: il gossip e la cronaca rosa in ogni parte del mondo spesso riportano scoop di presunte gravidanze, ma quello che è successo nel caso specifico è una questione che ha dei risvolti molto più ampi di un semplice fatto di cronaca rosa.
Prima ancora che la lieta notizia fosse confermata dai diretti interessati, si è originato un fenomeno social che questa volta ha preso veramente proporzioni gigantesche (non sto esagerando) e mi riferisco al fenomeno dello "shitstorm" (letteralmente "tempesta di merda"). Entrato di recente nel linguaggio comune dei social network, con shitstorm si intende il fenomeno con il quale un numero piuttosto consistente di persone manifesta il proprio dissenso nei confronti di un’altra persona (o di un gruppo).
Questa tempesta di insulti e/o commenti denigratori si realizza in rete, generalmente sui social media, sui blog o su altre piattaforme che consentono l’interazione. Sfido chiunque di voi ad aprire un post, un articolo, qualsiasi cosa riguardi la gravidanza della De Lellis e non trovare centinaia di commenti, tutti dello stesso tenore: "povera bambina", "figlia del disagio", "se due così diventano genitori c'è speranza per tutti" mentre qualcuno addirittura scrive: "se avessi un tumore lo chiamerei Giulia de Lellis" e altri commenti che come è evidente sono delle vere e proprie offese pubbliche.
Ora io mi chiedo: sicuramente i due soggetti coinvolti non sono premi Nobel per la letteratura, possono piacere o meno (per esempio a me Tony Effe come cantante non piace) ma chi siamo noi per giudicare la genitorialità degli altri, di due estranei per giunta e dare per scontato che diventeranno pessimi genitori? Perché ci sono tantissime persone che sentono la necessità di esprimere la propria opinione offendendo in maniera gratuita?
Caro lettore, io una idea me la sono fatta e non credo vada tanto lontano dalla verità: penso che in giro ci sia molta gente frustrata, forse più che in altre epoche storiche ma mentre prima i social non c' erano e ciò che pensavamo rimaneva nel nostro cervello (come spesso e giusto che sia) oggi i social stanno diventando una sorta di "vomitorio" per tutti, che non è solo pubblico ma addirittura accettato e, anzi, io sono sicura che nel caso citato molti si siano visti invogliati ad offendere proprio perché lo hanno fatto praticamente tutti.
Prendiamoci un momento per pensare che questa non è più democrazia ma una vera e propria "anarchia del giudizio" dove non solo tutti si prendono la briga di esprimere il proprio pensiero ma soprattutto di offendere. Non si tratta solo di arginare il fenomeno sempre più dilagante degli "haters" ma arrivati a questo punto bisognerebbe che certe condotte in rete assumessero una rilevanza penale così come succede nella vita reale dove offese e calugne vengono sanzionate, perché non ci si può nascondere sempre dietro al pc, allo smartphone o all'anonimato di un nickname.
E voi come pensate di poter porre un freno allo shitstorm?
Ps: grandi artisti, scrittori e scienziati ( Rousseau, Galileo e Einstein solo per citarne qualcuno) sono stati nella vita pessimi padri, ma mi sa che coloro che hanno scritto quei commenti contro Tony Effe e Giulia de Lellis non lo sanno.
Per chi volesse approfondire l'argomento, consiglio il libro di Maurizio Quilici, intitolato "Grandi Uomini, Piccoli Padri" che è possibile trovare anche online. Clicca sull'immagine a destra per acquistarlo su Amazon.