Non solo “figlia di” Freud: il ritratto di una mente libera
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Non solo “figlia di” Freud: il ritratto di una mente libera
Psicoanalista, pedagogista, pioniera dell’infanzia. Anna Freud non seguì semplicemente la scia paterna: la riscrisse.
Anna-sigmund

A differenza di quanto si possa erroneamente pensare, Anna Freud non è stata solo "la figlia di" S. Freud (fondatore della psicoanalisi e scopritore dell'Inconscio che noi tutti conosciamo ) ma è stata anche molto più di questo.

Nata a Vienna nel 1895 - e naturalizzata britannica quando con la famiglia dovette trasferirsi a Londra nel 1939 per sfuggire alle persecuzioni ebree - è stata, ella stessa, una bravissima e sorprendente psicoanalista nonché pedagogista. La sua mente brillante e i suoi studi hanno rivoluzionato la psicologia infantile lasciando un’eredità che ancora oggi parla, soprattutto ai più piccoli.

Ultima dei sei figli di S. Freud, nelle sue lettere riteneva di non essere stata "voluta" dai suoi genitori i quali, invece, si aspettavano di dare il benvenuto ad un maschio, per il quale avevano addirittura già scelto un nome: Wilhelm (in memoria di un celebre interlocutore epistolare amico del padre).

Tuttavia grazie alla sua sensibilità e alla spiccata propensione per la psicologia (che manifestava già da bambina), Anna - o Annina, come sarebbe stata in seguito chiamata dal padre - passò dall'essere stata "non desiderata" a ricoprire il ruolo di figlia preferita del famoso psicanalista.

Anna crebbe, com'è facile da intuire, in un ambiente dominato dall'introspezione, dalle parole e dalle interpretazioni di esse e forse fu proprio questo - oltre a tutti gli stimoli mentali a cui da bambina era sottoposta - a farle sviluppare, verso il mondo che la circondava, un occhio attento e critico, curioso ma mai convenzionale e che si sarebbe poi rivelato essere anche il suo tratto distintivo: quello di "leggere" le persone, andando oltre le semplici parole ed interpretando il loro "non detto".

Da adolescente Anna prese, nel 1912, il diploma magistrale al Cottage Lyceum di Vienna e nel 1914 decise di andare in Inghilterra per migliorare il suo inglese. Purtroppo mentre si trovava a Londra scoppiò la prima guerra mondiale che la costrinse quindi a tornare a Vienna dove, però, iniziò a insegnare. In quegli anni l'insegnamento fu proprio il collante che la aiutò a consolidare il legame tra lei e il padre rafforzandolo ulteriormente.

Ad aiutarla in ciò, oltre al forte interesse per la psicoanalisi, c'era il fatto che, a causa della sua elevata sensibilità, ella stessa soffriva di vari disturbi nevrotici tra cui depressione, insonnia e idee ossessive. Tali problematiche indussero Anna ad iniziare la terapia con suo padre, cosa ad oggi impensabile per l'odierna psicoterapia ma all'epoca possibile giacché la psicoanalisi stava appena cominciando a muovere i primi passi.

Dal 1918, per ben sei sere alla settimana e per circa quattro anni, fu assidua e costante con le sedute di terapia ma, ciò nonostante, non riuscì a risolvere le sue nevrosi. Allo stesso tempo, però, Anna non si perse d'animo giacché fu proprio in quel periodo che cominciò ad interessarsi alla psiche dei bambini proprio attraverso un lavoro di auto-riflessione sulla se stessa bambina e sull'amore che la legava alla famiglia e, in particolare, alla figura paterna.

Nel 1923 cominciò ad occuparsi in modo sistematico di psicoanalisi infantile e due anni dopo, nel 1925, tenne un seminario all’ Istituto di Formazione Psicoanalitica di Vienna riguardo alle tecniche psicoanalitiche da applicare ai bambini. Nel 1927 pubblicò il libro “Introduzione alla tecnica della psicoanalisi infantile” e fino al 1934 fu Segretario Generale della Società Psicoanalitica Internazionale.

Tuttavia a differenza del padre (il quale aveva concentrato le sue ricerche sull'Inconscio e sugli adulti), Anna comprese che, per capire la persona adulta, c'era bisogno di partire dall'inizio ovvero dall'infanzia. Unendo il rigore scientifico alla sua elevata sensibilità - una dote della sua personalità che le permetteva di "entrare" in punta di piedi nel mondo dei bambini - Anna fu la prima ad approcciarsi così al mondo della psicologia.

Negli anni in cui lavorò come analista e insegnante infantile infatti, ella non si limitò esclusivamente ad impartire lezioni ai suoi piccoli alunni ma piuttosto la sua gentilezza e la sua empatia la portarono ad avere con loro un approccio diverso, improntato all'ascolto e all'osservazione dei loro comportamenti senza essere invadente.

Durante la Seconda guerra mondiale, a causa delle persecuzioni ebree dovute al nazismo, Anna fu costretta a fuggire e si recò con il padre a Londra dove fondò la Hampstead War Nursery: un asilo per bambini orfani o separati dalle famiglie a causa della guerra. In questa Nursery furono accolti proprio tutti quei bambini traumatizzati - spaesati e spesso silenziosi - che sarebbero poi diventati il fulcro dei suoi studi. Fu proprio da questa esperienza che Anna elaborò le sue teorie sul trauma, sull’attaccamento e sulla resilienza, principi cardini anche dell'odierna psicologia.

In "Das Ich und die Abwehrmechanismen" ossia "L' Io e i suoi meccanismi di difesa", pubblicato nel 1938, Anna stabilì che i principali meccanismi di difesa dei bambini consistevano nella repressione, nella proiezione e nell'identificazione. Secondo la psicanalista, la principale causa del ritardo dello sviluppo psichico e fisico dei bambini era da imputare principalmente alla mancanza di una relazione stabile tra la madre e il bambino: esperienza che ella stessa aveva vissuto e che l'aveva profondamente segnata.

Queste dinamiche - che oggi sono familiari a chiunque abbia una conoscenza di psicologia - devono molto ad Anna e ai suoi studi i quali hanno permesso ai futuri psicoterapeuti di comprendere meglio il ruolo attivo dell’Io, non più visto solo come “vittima” dell’inconscio bensì come un alleato della psiche nel mantenere l’equilibrio della persona. Secondo Anna, inoltre, era profondamente ingiusto applicare ai bambini le stesse classificazioni delle malattie usate per classificare quelle degli adulti e, pertanto, fu la prima a introdurre un nuovo metodo di valutazione dello sviluppo psicofisico infantile.

Quando finalmente anche la seconda guerra mondiale giunse al termine, Anna fondò a Londra l’Hampstead Child Therapy Course and Clinic che accolse tanti orfani di guerra e bambini poveri. Oggi questo centro è chiamato in suo onore "Anna Freud Centre" ed è ancora adesso un punto di riferimento internazionale nella cura e nello studio della salute mentale infantile.

Da tutto ciò è facile intuire quanto Anna Freud sia stata una pioniera nel campo della psicologia infantile eppure questo non è tutto poiché Anna è stata una donna così ribelle e mentalmente libera dai preconcetti, da vivere anche una relazione omosessuale con la collega (e poi sua compagna di vita) Dorothy Tiffany Burlingham (1891-1979) già psicanalista americana e figlia dell’industriale Louis Comfort Tiffany (sì, proprio quello della celebre casa Tiffany & Co.).

Dorothy si trasferì a Vienna nel 1925 con i quattro figli per sottoporli a un trattamento psicoanalitico (dopo che il loro padre era stato colpito da una grave psicosi depressiva) e fu proprio in quel periodo che le due donne si conobbero. Giacché le norme sociali dell'epoca non lo consideravano appropriato, Anna e Dorothy vissero in due appartamenti contigui e, nel corso del tempo, svilupparono l'una per l'altra un profondissimo legame affettivo e intellettuale che durò fino alla morte di Dorothy stessa, avvenuta nel 1979. Per tutti gli anni insieme condivisero gli studi, il lavoro e anche la creazione della Hampstead Child Therapy Clinic, dando prova di quanto forte e saldo fosse il loro legame.

Qualche anno dopo la dipartita di Dorothy anche Anna morì, il 9 ottobre 1982, quasi come se l'una non riuscisse a vivere senza l'altra.

Nonostante ciò, i suoi studi - così come la sua memoria - sono più vivi che mai e a Vienna, dove tutto è cominciato, la sua storia rivive ancora tra le stanze della Berggasse 19, dove il pensiero dei bambini ha preso voce e la psiche infantile ha imparato a raccontarsi.

Con il suo esempio di vita Anna ci ha mostrato che l’attenzione, l’ ascolto e la cura sono rivoluzioni silenziose e che i più piccoli hanno tanto da insegnarci se impariamo ad entrare in punta di piedi nel loro mondo.

Chiudo questo breve resoconto sulla sua vita con una sua citazione che racchiude, a mio parere, l'essenza della sua mente libera nonché della sua personalità sensibile ma allo stesso tempo forte:

"I was always looking outside myself for strength and confidence, but it comes from within. It was there all the time.”  

"Ho sempre cercato la forza e la fiducia al di fuori di me stessa ma in realtà viene da dentro. E' sempre stata lì."


Lo sapevi che...? Piccole curiosità su Anna Freud

Anna Freud non fu solo una pioniera della psicoanalisi infantile ma anche una donna dai molti volti: in segreto scrisse poesie e amò profondamente gli animali - i cani in particolare - tanto da farli entrare, ogni tanto, nelle sedute di terapia che fece con i bambini perché aveva intuito, già all'epoca, quanto la loro presenza riuscisse a calmarli.

Inoltre si batté per un’educazione scolastica che fosse più empatica, capace di leggere tra le righe del comportamento infantile e che non si limitasse a impartire semplicemente lezioni.

Infine, nonostante il peso ingombrante del cognome che ebbe, scelse senza timore di farsi strada con la propria voce seguendo sempre la via che la sua mente, ribelle e libera, le indicava.

E tu conoscevi la storia di Anna Freud? Lasciaci un commento a riguardo!

2 commenti su “Non solo “figlia di” Freud: il ritratto di una mente libera

  1. Articolo vivace, ben scritto, ben articolato, mai ripetitivo. Questo ne facilita una veloce lettura che permette una sintesi mentale dei contenuti storiografici, storici e culturali. Alla fine però avrei tradotto la sua citazione per quelli che ahimè, come me, non conoscono le lingue, chiedo scusa nel caso ci sia e non notata Plauso per l’iniziativa.

    1. Ti ringrazio per il commento e per i complimenti all’articolo, mi fa molto piacere che ti sia piaciuto.
      E grazie a nomi di tutto il gruppo per il plauso all’iniziativa.

      Hai perfettamente ragione riguardo alla frase in lingua inglese che provvederò subito a tradurre anche in italiano.

      Saluti,
      Anna C.

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