Negli ultimi anni si assiste a una demonizzazione della plastica sotto ogni aspetto, utilizzo e interazione.
È davvero un nemico dell’uomo e quindi del pianeta, oppure è l’uomo che ne fa un uso improprio non applicando i principi base del buon senso?
Dagli anni ’50, quando l’ingegner Giulio Natta rese possibile la produzione industriale del polipropilene, una delle plastiche più diffuse e versatili, ne è passata di acqua sotto i ponti. Eppure ciò che non è cambiato è la presunzione di vivere in un mondo di capacità e risorse infinite. Natta, insignito del Nobel nel 1963 per la straordinaria scoperta, contribuì alla diffusione di un materiale utile, versatile e capace di migliorare la vita quotidiana. E così è stato: la plastica ha trovato spazio ovunque, dalla cucina alla medicina, dalla tecnologia all’edilizia.
Basti pensare agli strumenti sanitari, sterili e monouso, o agli imballaggi alimentari: la plastica è diventata indispensabile in molti settori.
Il problema, più che nel materiale, sembra risiedere nell’uso che se ne fa. Non si può pensare di vivere su una Terra infinita: la presenza umana è temporanea, mentre l’inquinamento da plastica e micro plastiche ha effetti duraturi, spesso più gravi degli effetti provocati da altri inquinanti. È ormai accertato che un’enorme “isola galleggiante” di plastica si trovi nell’oceano Pacifico. La presenza di plastiche e microplastiche è sempre più frequente persino nei pesci destinati alla catena alimentare.
La plastica è riciclabile in altissime percentuali, spesso una volta riciclata non può essere impiegata per il medesimo utilizzo, ma è in ogni caso utile per altre applicazioni.

A preoccupare è soprattutto la cultura dell’usa e getta: oggetti progettati per essere utilizzati pochi minuti e poi abbandonati, spesso senza alcuna consapevolezza. Il problema è la plastica o l’uso irresponsabile da parte dell’uomo?
Non servono solo soluzioni tecnologiche, ma anche culturali: educazione ambientale, informazione, e maggiore senso civico. Se il materiale è utile, ma l’approccio è sbagliato, non è la plastica a dover sparire ma bisogna ripensare al modo in cui viene utilizzata.