
Per la rubrica "Donne Ribelli " il mese di luglio non poteva che essere dedicato alla figura di Francesca Albanese, docente, giurista, esperta di diritto internazionale (e diritti umani) ed oggetto di una vergognosa campagna diffamatoria ad opera degli USA, di Israele e di tutti i loro alleati. Il motivo di tanto livore e odio nei suoi confronti? quello di dire la verità, di parlare senza padroni squarciando il velo di Maya sulla situazione palestinese e definendo, con coraggio e senza mezzi termini, ciò che lo Stato di Israele sta commettendo nei riguardi del popolo palestinese: un genocidio.
Oltre a ciò Francesca ha anche stilato un report, dal titolo molto eloquente, "Dall'economia di guerra all'economia di genocidio" nel quale ha indicato il nome di tutte le aziende, europee e non, che traggono profitto dalla situazione in cui versa il Medio Oriente e che vanno ad alimentare il genocidio appoggiando, in maniera più o meno indiretta, le azioni del governo israeliano ai danni dei palestinesi.
Ma andiamo per ordine...
Francesca Albanese (Ariano Irpino, 30 marzo 1977), dopo aver completato i suoi studi universitari in giurisprudenza presso l'Università di Pisa si iscrive al master di specializzazione sui diritti umani presso la School of Oriental and African Studies dell'Università di Londra. Successivamente ottiene una borsa di studio presso l'Istituto per lo Studio delle Migrazioni Internazionali dell'Università di Georgetown di Washington e diventa consulente senior sulla migrazione e gli sfollamenti forzati presso la ONG Arab Renaissance for Democracy and Development (ARDD) nonché ricercatrice presso l'Istituto Internazionale di Studi Sociali dell'Università Erasmus di Rotterdam.
Fin dall’inizio del suo percorso, Francesca dimostra un interesse profondo per le dinamiche di potere internazionali ed in particolare per la questione israelo - palestinese, che diventerà il suo principale campo di azione e analisi. In seguito ha lavorato per un decennio come esperta di diritti umani per le Nazioni Unite, tra cui l'Agenzia di Soccorso per i Rifugiati Palestinesi in Medio Oriente e l'Alto Commissariato per i Diritti Umani delle Nazioni Unite dove, dal 2022 ricopre l'incarico di Relatrice Speciale sui territori palestinesi occupati divenendo la seconda persona italiana, dopo Giorgio Giacomelli, e la prima donna, a ricoprire questo incarico così importante.
Il 18 ottobre 2022, nel suo primo rapporto, Francesca ha chiesto agli Stati membri delle Nazioni Unite di sviluppare un piano "per porre fine a ulteriori occupazioni di terre da parte del movimento degli insediamenti israeliani e del regime di apartheid" concludendo lo stesso rapporto con l'affermazione secondo cui "Le violazioni descritte in questo rapporto dimostrano la natura dell'occupazione israeliana, un regime deliberatamente possessivo, segregazionista e repressivo progettato per impedire la realizzazione del diritto del popolo palestinese all'autodeterminazione".
Ovviamente tali dichiarazioni non potevano lasciare indifferente il governo di Israele che ha subito giocato la carta dell'antisemitismo (ormai adoperata per qualsiasi argomento) accusando Francesca Albanese di non essere imparziale nel suo lavoro. Queste accuse sono state poi rigettate dalla stessa Relatrice Speciale la quale ha sottolineato più volte come il suo mandato sia indipendente, che il suo lavoro sia pro bono (ossia non percepisce alcuna somma di denaro per il ruolo che ricopre) e che le sue accuse verso Israele si riferiscono all'occupazione - illegale ai sensi del diritto internazionale - dei territori palestinesi.
Nel 2023 finanche Amnesty International Italia ha pubblicato, nell'aprile dello stesso anno, una lettera di sostegno a Francesca, firmata da decine di gruppi per i diritti italiani, parlamentari, giuristi e accademici, dopo che l'ex ministro degli Esteri italiano Giulio Terzi (Fratelli d'Italia) e il ministro israeliano per la diaspora Amichai Chikli avevano invitato il governo italiano a fare una campagna per il licenziamento della prof.ssa Albanese. Tutto ciò non l'ha però fermata e, anzi, ha spinto Francesca a sostenere la causa palestinese ancora di più tanto che, nel luglio 2023, durante il 30º incontro della 53ª sessione ordinaria del Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite, ha presentato un rapporto in cui ha nuovamente accusato Israele di trasformare la Cisgiordania in una prigione a cielo aperto: nello stesso rapporto si afferma che dal 1967, più di 800.000 palestinesi, compresi bambini di appena 12 anni, sono stati arrestati e detenuti dalle autorità israeliane. In un briefing con i giornalisti, Francesca ha anche affermato quanto segue: "Non c'è altro modo per definire il regime che Israele ha imposto ai palestinesi - che è l'apartheid per impostazione predefinita - se non una prigione a cielo aperto".
Il 25 marzo 2024, la dott.ssa Albanese ha pubblicato un rapporto dal titolo “Anatomia di un genocidio” all'interno del quale la giurista sostiene che esistano “fondati motivi” per ritenere che Israele abbia commesso diversi atti di genocidio nella Striscia di Gaza. Alla fine del 1° semestre 2025, in relazione al suo incarico in seno all'ONU, nel rapporto "From economy of occupation to economy of genocide" (Dall'economia dell'occupazione all'economia del genocidio), Francesca ha analizzato i meccanismi aziendali che sostengono il progetto coloniale israeliano di sfollamento e sostituzione dei palestinesi nei territori occupati affermando che “non si può restare neutrali davanti all’ oppressione. L’ obiettività non è equidistanza, ma fedeltà ai fatti e ai principi del diritto.”
A seguito di quest'ultimo rapporto il governo degli Stati Uniti d'America ha annunciato delle sanzioni contro di lei perché, stando a quanto riferisce il Segretario di Stato americano Rubio, Francesca avrebbe “collaborato direttamente con la Corte Penale Internazionale (di cui né gli Usa né Israele sono parte tra l'altro) per investigare, arrestare, detenere o perseguire penalmente cittadini degli Stati Uniti o di Israele, senza il consenso di questi due Paesi”. Fortunatamente il portavoce dell’ONU Stéphane Dujarric ha dichiarato che l’imposizione di sanzioni contro i Relatori Speciali rappresenta un “precedente pericoloso” e che “l’uso di sanzioni unilaterali contro Relatori Speciali o qualsiasi altro esperto o funzionario dell’ONU è inaccettabile”.
La dott.ssa Albanese ha più volte sottolineato come il suo mandato sia indipendente e che il ruolo di Relatrice Speciale che ricopre è imparziale; ha inoltre ricordato che gli Stati Membri “hanno pieno diritto a esprimere il proprio punto di vista e a non essere d’accordo” con i rapporti degli esperti ma che questi ultimi sono nominati nell’ambito dei cosiddetti Meccanismi Speciali del Consiglio per i Diritti Umani: si tratta, cioè, di esperti indipendenti incaricati di monitorare e riferire sulle questioni relative ai diritti umani nel mondo, operano a titolo personale, non sono funzionari ONU e non ricevono alcuna retribuzione per il loro lavoro. In una dichiarazione ufficiale, l’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Diritti Umani Volker Türk ha chiesto la “rapida revoca” delle sanzioni contro la Relatrice Speciale e sia l'Onu che l'Unione Europea hanno espresso solidarietà nei suoi confronti.
In un'intervista al Fatto Quotidiano del 24 luglio 2025, Francesca Albanese non usa giri di parole nel ribadire che la fame a Gaza è voluta e pianificata da Israele il quale usa anche questo strumento (oltre ai tanti altri vietati dal diritto internazionale) per convincere quei pochi palestinesi rimasti (o che riusciranno a sopravvivere) ad andarsene dalla Striscia in quella che, a Tel-Aviv, definiscono ipocritamente come una migrazione "volontaria". Ha poi criticato il governo italiano che di fatto è complice della pulizia etnica dei palestinesi visto che l'Italia possiede il 30,2% della Leonardo la quale continua a fornire armi ad Israele.
Ribelle, sì ma perché?
1- In primis perché dice ciò che gli altri non osano dire e per di più senza usare mezzi termini ma con parole chiare e dirette: quello che sta avvenendo sotto gli occhi di tutti nella striscia di Gaza è un genocidio perpetrato da Israele ai danni dei palestinesi. Non è la sua semplice opinione anzi, da esperta di diritto internazionale quale ella è, questa è la conclusione a cui è giunta dopo ricerche estenuanti, interpretazioni di diritto e analisi giuridiche.
2- Perché nonostante venga attaccata, lei non arretra ma anzi continua per la sua strada ribadendo con fermezza che la sua critica è rivolta alle politiche e ai governi e non a identità religiose o etniche.
3 - Grazie alla sua instancabile forza di volontà Francesca Albanese restituisce una voce a chi non ce l'ha più: i bambini sotto occupazione, le famiglie espulse, i detenuti senza processo e tutti i civili vittime di bombardamenti. Con il suo linguaggio preciso ma umano, ridà voce a chi non fa notizia e obbliga tutti ad ascoltare le voci degli ultimi.
4 - Con il suo modo di lavorare rende il diritto internazionale uno strumento vivo ed etico, non più un'arida disciplina del sapere scollegata dalla realtà ma anzi una lente di ingrandimento attraverso la quale rivelare la non-conformità ad esso da parte dei governi - primo fra tutti quello di Israele - ma anche la connivenza dell' UE e l'immobilismo delle NU. La sua “ribellione” è proprio questa: non usa la legge come uno scudo per il potere ma come una lente per rivelare le ingiustizie.
Nel caos geopolitico attuale Francesca Albanese è una figura rara: competente, lucida, e soprattutto libera poiché in un’epoca in cui anche i diritti umani rischiano di essere svuotati di significato, lei li difende a spada tratta (anche a costo di restare sola); in un contesto storico - politico come quello in cui versa il mondo odierno nel quale il diritto internazionale non è più rispettato, lei continua a richiamare i governi alla sua applicazione ed, infine, in un mondo che la preferirebbe “diplomatica” (in questo caso inteso nell'accezione negativa del termine), lei sceglie di denunciare e di porsi dalla parte della giustizia! Francesca Albanese è una delle donne italiane di cui andare orgogliosi perché con la sua dedizione, la sua competenza e la sua passione per il diritto ci insegna che essere ribelli, oggi, può significare semplicemente dire la verità — quando il mondo ha deciso di ignorarla.
“Quando nomini l’oppressore, vieni subito etichettata come nemica. Ma tacere è complice. E io non sono complice.” - Francesca Albanese