Quando la città ricicla se stessa
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Quando la città ricicla se stessa

Alcuni luoghi resistono al passare del tempo in modi che non sono prevedibili e, una volta riqualificati, brillano in forme nuove.

Un esempio significativo è il parco Monte Stella, noto anche come "la Montagnetta di San Siro", che fa parte in realtà del quartiere QT8, a nord-ovest di Milano. Alla fine della Seconda Guerra Mondiale, Milano si trovò a dover gestire enormi quantità di macerie causate dai bombardamenti. L'architetto Piero Bottoni, coinvolto nella progettazione del nuovo quartiere sperimentale QT8 per l'VIII Esposizione Triennale di Milano del 1947, propose di riutilizzare le macerie post guerra per creare una collina artificiale. Così nacque il Monte Stella, che oggi costituisce uno dei luoghi “naturali” tra i più elevati della città, con una altezza massima di circa 45 metri. Va precisato che la sommità della collina artificiale avrebbe dovuto raggiungere più o meno il doppio dell’altezza attuale ma durante la costruzione il progetto venne modificato.

Dalla distruzione e dal degrado è stato creato un polmone verde che oggi rappresenta uno dei luoghi simbolo della rigenerazione urbana milanese, e da esso è possibile avere una vista a 360 gradi sulla città di Milano e il suo skyline.

La vista dalla sommità di parco Monte Stella

Poco a nord di Milano si trova un’altra “montagnetta”, conosciuta come la Collina della Breda, formata da scorie industriali inerti provenienti dalle lavorazioni dell’ex acciaieria Breda. Anche in questo caso, un intervento di riqualificazione paesaggistica ha contribuito alla formazione del Parco Nord Milano, che è oggi il parco urbano attrezzato più esteso della città. Questo spazio verde permette a migliaia di persone di correre, fare sport, passeggiare o semplicemente godersi una giornata nella natura a pochi passi dal caos cittadino.

Un altro esempio sorprendente di gestione e trasformazione dei rifiuti risale addirittura all’antica Roma. Nell’area dell’odierno quartiere Testaccio, i Romani accumulavano sistematicamente i cocci (“testae” in latino, cioè frammenti di ceramica) di anfore utilizzate per il trasporto di olio e vino importati, soprattutto dalla Spagna e dal Nord Africa.

Monte Testaccio a Roma

Questi frammenti, disposti a strati e cosparsi di calce per evitare cattivi odori e fermentazioni, formarono nel tempo una collina artificiale alta circa 35 metri: il Monte Testaccio. Ancora oggi visibile e in parte visitabile, rappresenta un raro esempio di antica discarica che è diventato parte integrante del quartiere, ospitando locali, cantine e manifestazioni culturali. Un caso forse meno evidente dei parchi milanesi, ma ancora più iconico, al punto da aver dato il nome allo stesso quartiere.

Questi esempi, così diversi nel tempo e nello spazio, testimoniano che la città non è mai solo costruzione ma anche trasformazione: ciò che oggi è rifiuto, domani può diventare memoria, paesaggio e vita.

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